Il pane artigianale che sa di mare
Ecco come i fornai campani si sono reinventati utilizzando l’acqua di mare

Finita nel dimenticatoio per un lungo periodo, l’acqua di mare torna in auge, infatti non è una novità che si possa cucinare con l’acqua di mare, che veniva già utilizzata nel medioevo dalle popolazioni costiere dell’adriatico per cucinare pesci e altre cose.
Purtroppo però l’inquinamento del mare e gli agenti patogeni che contiene l’hanno resa inutilizzabile a scopi alimentari. Fino a quando a qualcuno è venuta l’idea di purificare l’acqua di mare per renderla idonea al consumo alimentare.
Da questo nasce l’idea dei fornai campani (pardon, vesuviani) di utilizzare l’acqua di mare per fare il pane. Quest’idea nasce non solo per tornare a delle antiche usanze, ma serve anche a rilanciare una zona, quella vesuviana appunto.
Perché usare l’acqua di mare
L’acqua di mare ha un triplice vantaggio: è indicata per chi deve seguire una dieta povera di sodio, consente di risparmiare acqua potabile ed è ricca di elementi come magnesio, calcio, potassio, fluoro e iodio.

La novità arriva da San Sebastiano, un piccolo comune alle pendici del Vesuvio sopra San Giorgio a Cremano a 175 metri sul livello del mare e per ora il pane all’acqua di mare si può trovare solo lì, ma la Regione e il Ministero della Salute stanno già studiando un piano di diffusione a livello nazionale, e perché no, internazionale.
Un bell’esempio del fare di necessità virtù.
Le mie migliori ricette di pane da fare con l’acqua di mare
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