Lo chef Antonino Cannavacciuolo
Da 800 uova sgusciate alle stelle Michelin

Non puoi non sapere chi è Antonino Cannavacciuolo. Punto. Ma se anche sai che è uno chef e lo hai visto (ci metto la mano sul fuoco) in una delle trasmissioni di cucina, come Mastechef o Cucine da incubo, sono quasi sicura che non sai davvero chi è. Quell’omone gigantesco (un metro e 91 per 140 chili) che molla pacche colossali alla qualunque (per affetto) e che parla un’italiano un po’, come dire, folkloristico, è un vero artista della cucina, che ha saputo fondere tradizioni partenopee e piemontesi, in un connubio, a detta di molti, divino.
Sorvolo momentaneamente sulla sua biografia, che se vuoi, puoi leggere in fondo all’articolo e mi concentro invece su altri aspetti, secondo me molto più interessanti della sua esperienza e del suo lavoro.
Come Cannavacciuolo è diventato Antonino Cannavacciuolo
La sua esperienza in cucina è iniziata presto, anzi, prestissimo. In un’intervista al corriere della sera infatti disse «Sono andato a lavorare in cucina a 13 anni e mezzo. La notte tornavo a casa con spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava uno chef. Mia mamma voleva protestare. Mio padre disse: “Se gliele ha date, significa che se le meritava”. Ora quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me è servito».
Il suo primo incarico in cucina fu quello di rompere 800 uova al giorno per fare 50 contenitori di gelato da mettere sulla macedonia e le fragoline di bosco, poi lavava la cucina, scopava per terra e svuotava il magazzino. Solo dopo è passato a disossare prosciutti (20 al giorno!). È iniziata dal basso la sua esperienza, ma il duro lavoro e la fatica gli hanno permesso di imparare tutto, un passo alla volta, senza mai mollare.
Come dice lui, quando vede qualcuno nella sua cucina che guarnisce un piatto in malo modo «Tu non hai fatto un torto a me, hai fatto un torto a te stesso», poiché imparare un mestiere è la cosa più importante, e l’unico modo per farlo è il lavoro.
Ecco, questa è secondo me l’essenza di Antonino Cannavacciuolo, la sua tendenza alla dedizione, all’impegno e alla fatica. Perché solo con la pratica si portano a casa i risultati. E anche se il suo italiano scalchigna un pochino, noi gli vogliamo bene lo stesso, vero? Dopotutto, come dice lui «È che traduco dal napoletano. Io penso e sogno in napoletano. Parlo italiano come uno di voi parla inglese; e mi capita di sbagliare qualche parola». Suvvia, un po’ di clemenza.
Breve biografia di Cannavacciuolo
Antonino Cannavacciuolo, nato a Vico Equense nel 1975, ha studiato presso la scuola alberghiera locale, I.S.I.S. “F. De Gennaro” (dove suo padre, anch’egli cuoco, insegnava), e ha conseguito l’Attestato di Cucina nel 1994. Le sue prime esperienze le ha fatte nella penisola sorrentina, poi ha fatto degli stage in due ristoranti francesi nella regione dell’Alsazia, l’Auberge dell’Ile di Illhaeusern e il Buerehiesel di Strasburgo.
Ha avuto anche modo di lavorare nel ristorante del Grand Hotel Quisisana di Capri, al tempo in cui la cucina era sotto la consulenza di Gualtiero Marchesi.
Nel 1999 ha preso in gestione Villa Crespi, a Orta San Giulio sul Lago d’Orta, la dimora storica in stile moresco nella quale ricopre il ruolo di chef patron.
Le stelle Michelin sono arrivate solo qualche anno più tardi, e più precisamente nel 2003 la prima e nel 2006 la seconda.
A dieci anni dalla prima stella Michelin arriva l’esordio in Tv con Cucine da incubo e il suo primo libro di ricette In cucina comando io, edito da Mondadori, mentre dal 2015 entra a far parte della giuria di Masterchef Italia.
In seguito sono poi usciti altri libri e ha condotto altre trasmissioni, ma elencarli tutti sarebbe inutile, oltre che lungo, quindi se vuoi saperne di più puoi dare un’occhiata qua.
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