Oreo, la storia di un biscotto
Cosa si nasconde dietro il “biscotto preferito dal latte”?

Neri come la pece e con un ripieno bianco come la neve, gli Oreo sono Buoni, talmente buoni che sono stati i biscotti più venduti del XX secolo (sono stati venduti oltre 490 miliardi di biscotti). C’è anche chi afferma che creino dipendenza, pensa un po’.

Se non li hai mai visti (com’è possibile?) gli Oreo sono dei biscotti al cacao accoppiati a due a due e farciti con una crema alla vaniglia, dolce, ma così dolce che mi si crepano i denti solo a pensarci, ma la cosa bella è che il biscotto di per sé non è così dolce, anzi, è quasi leggermente salato e questo bilancia bene la dolcezza della crema. Quindi se non li hai mai assaggiati, devi porre rimedio.
Però e c’è un però, qualcosina di torbido in passato è accaduta, perché a quanto pare gli Oreo erano la copia sputata di un altro biscotto, ma andiamo per ordine, a questo ci arriverò più tardi.
La storia degli Oreo
Nel lontano 1912, una ditta chiamata Nabisco (letteralmente era la National Biscuit Company che all’epoca aveva sede a Chelsea, l’attuale Chelsea Market di New York) mise in produzione il fantomatico biscotto, che aveva la forma di una piccola montagna (anche se in realtà non si trova nessuna immagine raffigurante il biscotto in origine), ed era disponibile in due sapori: lemon meringue e cream.


Nel 1916 fu introdotto un nuovo design del biscotto (che non è quello che si vede oggi), e qua viene il bello, perché in realtà esisteva già un biscotto molto, molto simile. Si tratta del biscotto Hydrox , ideato e messo in commercio dalla ditta Leaf Brands già dal 1908. Gli Oreo però superarono in popolarità gli Hydrox, che finirono per essere scambiati per delle copie degli Oreo, anche se in effetti erano gli originali. Poveri Hydrox.





L’arrivo di William A. Turnier
E poi per quasi quarant’anni nulla cambiò, gli Oreo continuavano ad essere venduti e pucciati nel latte come se nulla fosse, fino a quando arrivò un tale di nome William A. Turnier, che ne ridisegnò il motivo, mettendo al centro la scritta Oreo contornata dal marchio della Nabisco, ossia un ovale dal quale si staglia una Croce di Lorena (ricorda forse la piccola montagna?), il tutto accerchiato da quadrifogli (qualcuno ipotizza siano croci dei Templari) e altri decori. E questo nuovo design ebbe così tanto successo che non cambia ormai da oltre 60 anni.

Ad oggi gli Oreo esistono in tantissime varianti oltre al tipo classico (in Usa, in Italia no, perché a noi italiani ci piacciono le cose semplici) e sono ancora tra i biscotti più venduti al mondo, alla faccia degli Hydrox.
L’origine del nome “Oreo”
Ah, se la curiosità ti sta rodendo nel profondo, sappi che l’origine del nome “Oreo” è molto discussa ed esistono molte teorie a riguardo, c’è chi dice che contiene la parola francese “or”, ossia oro perché la confezione originaria era dorata, chi afferma che deriva dalla parola greca “oros”, che significa montagna o collina (a causa della forma originale del biscotto) o persino dalla parola greca “oreos”, che significa “bello”. Altre teorie indicano che la sillaba “re” della parola cream fu inserita tra le due “o” della parola chocolate, oppure semplicemente perché sembrava una combinazione melodica di suoni (in inglese si pronuncia “Orìo”).
Adesso che sai la vera storia degli Oreo, li mangerai ancora con gli stessi occhi?
Dove comprare gli Oreo
Ormai si trovano nei negozi più forniti e in varie catene di supermercati, ma se proprio non li trovi, qua ce n’è un’ampia selezione.
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